Il silenzio è violenza rappresenta forse il mio percorso fotografico e personale più importante, più profondo e più intenso affrontato finora, in quanto è stato sviluppato per affrontare la morte di mio padre, avvenuta nel 2004. Questo percorso rappresenta in realtà un viaggio interiore per elaborare il lutto della mia perdita, ma può essere anche un massaggio verso chi osserva dove ci si può ritrovare per una sua situazione personale. Ho girato per mezza Italia alla ricerca di luoghi abbandonati come ospedali, manicomi, ville, parchi giochi, alberghi, qualunque tipo di luogo perduto. Per questo progetto ho utilizzato una particolare tecnica fotografica che è stata messa al servizio del messaggio.
Questo percorso ha avuto un forte impatto su di me come uomo e come fotografo.